Riprendersi la vita

Luigi Mattana, a Olbia è per tutti Ginetto. Fondatore e presidente di Libere Energie, l’associazione che dal 2010 in città si occupa delle povertà estreme, e in particolare dei senza-tetto, di coloro che vivono per strada, o  come la legge li definisce i “senza dimora”.  Nella grande galassia del non-profit italiano, Libere Energie è sul territorio un importante riferimento, sostenuto dalla generosità di donazioni private, anche con la destinazione del 5×1000, e dalla collaborazione di 15 volontari che dedicano  tempo ed energie all’Associazione. Anche l’organizzazione di eventi e iniziative, come SolidArte, pochi giorni fa nel centro storico di Olbia, diventano occasioni per la raccolta di  fondi e per diffondere il messaggio di sensibilità e attenzione verso le persone che mancano non del superfluo, ma dell’essenziale all’esistenza. Per loro nella sede di Libere Energie si raccolgono indumenti, coperte, alimenti e altri beni di prima necessità, ma capita anche di consegnare la bombola del gas, pagare una piccola utenza o un ticket sanitario. “Libere Energie non è un centro di distribuzione; noi interveniamo su segnalazione di situazioni di estrema difficoltà, ma attraverso l’associazione vorremmo fare una vera assistenza e non solo un assistenzialismo emergenziale” sottolinea Ginetto Mattana, che aggiunge : “Non è poco colmare il bisogno del momento, ma non basta a risolvere i problemi delle persone in difficoltà”. Libere Energie è un sostegno per sopperire all’emergenza esistenziale di tante persone e famiglie, che nei casi più estremi ricorrono al dormitorio, una luce  nella cieca disperazione di chi ha perso tutto, la struttura comunale gestita dalla Caritas diocesana e di cui Mattana è un operatore. “Il dormitorio è la risorsa estrema, la struttura offre un ricovero temporaneo per la notte e un posto a tavola nella vicina mensa sociale”.
A Olbia la rete della solidarietà è estesa e a maglie fitte, potendo contare anche sull’azione delle parrocchie e sull’aiuto delle donazioni private, entrambi una goccia nel mare dei tanti bisogni,  ma soprattutto delle persone (numerose ma mai abbastanza) che la sostengono con il loro impegno come volontari. E Ginetto Mattana è uno di quei volontari da prima linea che osserva i “ragazzi”, come lui chiama gli ospiti del dormitorio, senza che loro percepiscano il distacco dalla normalità della loro condizione : “Ho di loro una considerazione profonda e loro lo avvertono”. La sua naturale inclinazione a guardare al prossimo, senza pregiudizi, è rafforzata  dalla fede nella Regola francescana e da una vita intensamente vissuta, lungo un cammino solo in apparenza non lineare. Prima  giovane frate cappuccino, poi con il saio di itinerante, anche eremita in una parentesi di vita monastica, poi il ritorno a una vita laicale ma sempre nel segno della forte spinta verso gli altri e al sostegno di quelli più in difficoltà. “Non credo ci siano persone che consapevolmente scelgono di vivere per la strada; ma a volte per chi ha avuto una vita molto tribolata è perfino difficile chiedere un aiuto”.
A Olbia si registrano circa  80 persone senza dimora, che durante il giorno diventano invisibili agli occhi di una città presa dalle sue mille occupazioni. “Sono italiani per un 60%, e fra questi tanti i sardi e qualche olbiese. Si tratta  in prevalenza di uomini, con un’età media dai 40 ai 60 anni,  per i quali l’alternativa al dormitorio è rappresentata da precari rifugi in ruderi di case abbandonate, in macchina o sotto un portico”, spiega Mattana.
Le ragioni per cui si può finire per strada sono diverse,  ma la causa più frequente è la perdita del lavoro. La strada può anche rappresentare la deriva finale di trascorsi esistenziali in carcere o nella tossicodipendenza, ma anche della depressione seguita a una delusione sentimentale o a un dolore che non si riesce a superare. I senza dimora sono persone fragili, cadute sotto i colpi di vite difficili che li hanno messi a dura prova, spesso allontanati dalle loro famiglie o con le quali loro hanno deciso di tagliare i ponti. “Capita che alla perdita del lavoro si accompagni quella degli affetti più cari. Si perde il proprio posto nel mondo e il rischio di finire per strada è dietro l’angolo. Scivolare in una condizione marginale non è cosi difficile soprattutto oggi per  la lunga crisi economica, i percorsi possono essere diversi,  ma l’esito è scontato, ricorda Mattana :“La strada non perdona, la strada fa perdere la dignità e la condizione di queste persone è aggravata da un alcolismo diffuso, da cui è difficile venir fuori”.  Tante negli anni  le storie delle anime alla deriva che Mattana ha ascoltato, ma  i racconti di vite sofferte che non si possono dimenticare sono soprattutto quelli di chi non non c’è più.  Le condizioni di abbandono e solitudine, i pericoli in ricoveri di fortuna o gli incidenti causati dall’ubriachezza, l’insicurezza a cui espone la vita per strada  possono anche uccidere.
“Se potessimo aiutarli nella ricerca di un lavoro potrebbero  più facilmente  ritrovare se stessi e la loro la dignità. Il dormitorio è un grande aiuto, ma solo come ricovero per la notte, quindi un riferimento temporaneo. Il progetto al quale stiamo lavorando, e sarebbe importante realizzare come Libere Energie, è l’apertura di un centro diurno. Un luogo di accoglienza, dove possano avere anche un’assistenza medica di base e curare l’igiene personale. Una struttura con spazi per laboratori formativi che li aiutino ad imparare un mestiere e nella ricerca di un’occupazione.  Noi di Libere Energie crediamo che il lavoro sia l’unica soluzione per toglierli dalla strada e ridare loro dignità, ma per questo occorre una struttura e non è un sogno impossibile”.  Gli chiedo cosa vede nei loro occhi, nello sguardo dei suoi  “ragazzi” senza dimora : “Nei loro occhi leggo paura, tristezza, rabbia, ma anche tanta voglia di riprendersi la vita”.

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